In Bangladesh negli ultimi tre anni sono state uccise, in prevalenza con colpi di macete, 40 persone colpevoli di essere gay, non musulmani oppure critici verso i partiti islamici.
Fino alla scorsa settimana, il governo ha fatto molto poco per evitare i massacri perpetrati da questi terroristi islamici.
Recentemente l’assassinio di una moglie di un poliziotto freddata di fronte al figlio di sei anni ha acceso la spia dell’indignazione e il primo ministro Sheikh Hasina ha promesso di prendere tutti i colpevoli.
La stretta è caduta sui membri del Partito nazionale del Bangladesh e sul partito alleato Jaamat-e-Islami sospettati di aver orchestrato l’omicidio.
Circa 10.000 persone sono state tratte in arresto. Una prova di forza che potrebbe fungere da esempio per tutti i facinorosi militanti?
Il pensiero dei maggiori media internazionale è incentrato sulla teoria che Sheikh Hasina abbia ordinato gli arresti per mostrare ai governi stranieri la volontà del suo paese di debellare questa piaga.
I più maligni sogghignano, considerando la forte corruzione, che gli arresti di massa sono una lucrativa opportunità: la mazzetta media per liberare qualcuno dopo un arresto si aggira intorno agli 8 mila e 20 mila taka (€ 90 – 230) mentre più di 100 mila possono essere spillate ad un’attivista di Jaamat-e-Islam.
In un paese dove un poliziotto prende circa € 230 al mese, l’operazione potrebbe davvero sembrare un’operazione di parata.